Vittorio Santoianni
Vincenzo Missanelli Opere 1983-2013
Catalogo della mostra Vincenzo Missanelli Opere 1983-2013: testo introduttivo
Vallardi Galleria D’Arte (Sarzana), 13 aprile -12 maggio 2013
Nello spazio espositivo “Vallardi Galleria D’Arte” di Sarzana viene presentata al pubblico una selezione di opere di Vincenzo Missanelli del periodo 1983-2013, emblematica di una feconda e infaticabile ricerca in corso da oltre un trentennio. La mostra rappresenta anche una preziosa occasione per tracciare il bilancio della poliedrica attività di un artista e appassionato sperimentatore, la cui poetica è sostenuta da un impianto metodologico talmente solido da consentirgli di attraversare con naturalezza i territori limitrofi della pittura, della scultura e del design.
Missanelli ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Carrara – dove attualmente è docente – sotto la guida di maestri quali Bruno Munari, Silvio Coppola e Getulio Alviani: figure che hanno lasciato una forte impronta nella propria formazione. Il suo percorso artistico ha inizio verso la fine degli anni Settanta sulla scia delle ricerche dell’Arte cinetica e dell’Arte programmata, con opere che miravano a indagare i fenomeni ottici e percettivi e in particolare le ambiguità della visione provocate dalla luce riflessa sulla materia. A quel tempo risalgono i lavori riuniti sotto il titolo Plasticità strutturata e visuale, nei quali l’artista, usando come supporto lamiere ondulate di acciaio, traduce gli effetti visivi dell’incidenza dei raggi luminosi mediante calibrate scale cromatiche. Con alcune di queste opere – già dal 1979 nella collezione permanente della Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum di Graz – è presente nella grande mostra antologica Viaggio in Italia. Arte Italiana 1960 al 1990, allestita nel 2008 dal museo austriaco.
Negli anni Ottanta dipinge impeccabili composizioni di figure geometriche primarie, 8 9 distinte da colori puri e sorrette da esatte intelaiature proporzionali; con una di esse, Rotazione in senso orario di un triangolo nel quadrato, nel 1981 partecipa alla XVI edizione del Concorso Nazionale di Pittura Bice Bugatti di Nova Milanese (MI) vincendo il premio acquisto della Fondazione Durini. Nel campo specifico della scultura, gli studi dell’epoca sono incentrati sulla possibilità di convertire il piano nella terza dimensione con interventi minimi. Nascono così, a partire da lamiere quadrate di ottone cromato, mediante semplici operazioni di taglio e di piegatura, le Strutture speculari dinamico-spaziali generate dal quadrato: sculture di formato ridotto predisposte a tramutarsi, con l’opportuno aumento delle misure, in grandi opere capaci di istituire un dialogo con l’ambiente circostante in virtù sia dei valori spaziali derivanti dallo sviluppo della forma sia della finitura a specchio delle lastre metalliche.
Si delineano adesso con chiarezza – all’interno di una rigorosa logica progettuale – i tre fondamenti della poetica di Missanelli: l’uso del linguaggio della geometria, la ricerca del senso plastico racchiuso della materia, la volontà di esprimere il movimento reale e apparente. Nel suo pensiero, l’opera nasce dalla serrata dialettica tra il rispetto delle leggi matematiche, che regolano la morfologia di ogni elemento presente in natura, e la profonda comprensione della materia. Il moto inoltre costituisce lo stadio finale della creazione artistica: è segno più tangibile della vita destinato ad animare l’opera. In tutti i suoi lavori infatti si rileva l’impegno costante di rendere il movimento virtuale con i mezzi visivi delle forme e dei colori, ma anche quello reale, come si può notare in qualche scultura recente, la cui mobilità è ottenuta con dispositivi elementari. L’applicazione dei principi che governano il suo operato porta a uno stato di completezza dell’opera o “equilibrio”, un termine spesso adoperato dall’artista per definire la tensione che attraversa tutta la sua ricerca; non è però l’equilibrio “classico” di natura statica, che presuppone l’annullamento di tutte le forze agenti: si tratta invece dell’“equilibrio dinamico” dell’arte moderna, contenente in sé il moto in potenza che dona all’opera la facoltà di una sua perenne trasformazione.
Un tratto peculiare che si manifesta palesemente nel processo creativo di Missanelli, insieme al metodo razionale e all’approccio di tipo scientifico, è l’importanza assegnata ai progressi tecnici del mondo dell’industria e a tutte le forme di innovazione. Quest’ultima riveste per lui una duplice valenza: di strumento per risolvere le numerose difficoltà che sorgono nel momento esecutivo dell’opera e, nello stesso tempo, di sfida alle proprie doti inventive, che in tal modo sono rimesse continuamente in discussione. D’altronde solo il pieno utilizzo di tutte le risorse messe a disposizione dell’artista dalla tecnologia, riesce – secondo il suo parere – a imprimere all’opera il segno indelebile della propria epoca.
La spiccata attitudine per la sperimentazione proietterà l’artista – come naturale conseguenza – nel campo del design dove, intrecciando le sue capacità creative alle logiche della produzione industriale, percorrerà originali strade di ricerca. Nel 1982 inizia l’attività professionale di designer, costruendo rapporti di intensa collaborazione con molte realtà industriali toscane e nazionali. Grazie a una puntuale conoscenza delle tecnologie innovative e dei materiali quali ceramica, legno, marmo, vetro, metalli, tecnopolimeri, acquisisce vaste competenze nel product design che gli aprono diversi settori della progettazione. Molti oggetti da lui ideati ottengono riconoscimenti, sono esposti in prestigiose manifestazioni nazionali ed estere e pubblicati nelle più importanti riviste specializzate. Socio dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale) di Milano, sarà uno dei membri fondatori della sezione Toscana.
Nelle opere degli anni Novanta Missanelli prosegue nelle ricerche, già intraprese, sul colore e sulle figure geometriche elementari del quadrato e del cerchio. Significativi di quella fase appaiono i lavori eseguiti su pannelli di alluminio intitolati Cromodinamica, i cui sfondi sono caratterizzati da fasce rettangolari di vari colori – accostate quasi a voler formare dei “polittici” – sulle quali campeggiano in successione griglie quadrate dipinte od ottenute con profilati metallici. Tali strutture sono poi sottoposte dall’artista a progressive trasformazioni – sempre conformi alle proprietà geometriche del modulo quadrato di base – che determinano dei veri e propri “racconti visivi” organizzati in reticoli infittiti, diradati, oppure orientati nella direzione diagonale. La disposizione delle immagini in sequenza – come a voler esaurire tutte le possibili opzioni – si ritroverà di frequente anche nella sua produzione recente. Coeva alle suddette opere è la serie chiamata Tensione strutturale contrapposta, dove le indagini sulle forme curve nate da archi di cerchio anticipano il problema, chiarificato e sviluppato negli ultimi anni, delle modalità geometriche e cromatiche con cui avviene il trasferimento dalla superficie all’ambito spaziale. Anche in queste composizioni il passaggio dalla seconda alla terza dimensione è garantito da precise operazioni geometriche di traslazione, sovrapposizione e compenetrazione, insieme a un uso “costruttivo” dei colori complementari.
A partire da questa lunga esperienza, hanno origine le opere della felice stagione creativa corrispondente all’ultimo decennio, in cui Missanelli usa speciali software, nella certezza che questi strumenti avanzati possano dilatare gli orizzonti creativi, generando forme del tutto inedite. Ora è esplorata con una rinnovata consapevolezza quella zona di confine che lo ha da sempre affascinato, situata sul sottile crinale che divide la scultura dalla pittura, là dove avviene il mutuo scambio tra le qualità plastiche della prima e le peculiarità del colore, proprie della seconda. In un consistente corpus di lavori analizza le maniere con le quali il colore, attraverso i meccanismi della percezione, riesce a tramutarsi in fatto plastico, conquistando una spazialità fortemente dinamizzata, che comprende in sé il fattore tempo. L’artista realizza quindi, nella forma sistematica che gli è più congeniale, alcuni cicli di opere, le cui variazioni hanno il compito di verificare la validità delle soluzioni proposte. Con i Veli blu si riallaccia alle composizioni degli anni precedenti che vedevano protagonisti il quadrato e il triangolo; adesso sono però eseguite in una tinta unica sovrapposta in tonalità sfumate progressivamente fino al bianco dell’ultimo piano, che così viene ad assumere la funzione di un “punto di fuga cromatico”. Nella serie Rotazione + somma compaiono ancora, su sfondi blu, figure geometriche marcate da colori complementari, la cui successione, insieme alle mutazioni della forma, procurano una singolare evidenza plastica e l’illusione del moto rotatorio. Invece il ciclo denominato Tensione si distingue per la presenza di geometrici in prospettiva centrale, risultanti dalla reiterazione di un modulo cubico rosso, che si stagliano contro piani dalle cromie diversificate, raggiungendo effetti di tridimensionalità per mezzo della gradazione dei toni di blu. Altre versioni di questo gruppo sono Dilatazione, nella quale i reticoli multicolori sono proiettati su una superficie nera, e Morfogenetico, la cui struttura prospettica, sottolineata da un solo colore su uno sfondo bianco, acquista un maggiore dinamismo nello spazio tramite il mutamento di posizione del punto di fuga. Nella Variazione positivo-negativo – dove affiorano reminiscenze della Op Art – i moduli bianchi e neri, oltre ad accelerare la visione in profondità del reticolo, causano anche “distorsioni” percettive, come del resto si registra anche nella serie Ortoellissoide positivo-negativo; qui la figura simmetrica e speculare in bianco e nero, emergente in primo piano e ripetuta su campi di varia colorazione, trasmette allo spettatore un’accentuata sensazione di rilievo.
Ma di questa fase matura bisogna considerare paradigmatica la serie Esagramma, nelle varianti gradiente, cromatica e gradazione parallela; essa è formata da grandi tele (cm. 130×130) con le quali l’autore, ritornando su temi prediletti, esegue ancora “esperimenti” sulla visione, relativi soprattutto alla capacità dell’occhio di percepire il colore in termini di volume. Si tratta di composizioni su sfondi bianchi o colorati, derivate da moduli esagonali ripetuti e visti come cubi in proiezione isometrica: un fatto che ne consolida l’impressione di tridimensionalità. Con un virtuosistico lavoro di sottrazione di volume alla struttura visiva – in analogia ai procedimenti della scultura – e nello stesso tempo di addizione alla stessa di strati di colore della stessa tonalità, sovrapposti alla maniera di velature, l’artista riesce a reintegrare la materia levata attraverso una “sostanza” decisamente pittorica. A tutti gli effetti è un’autentica riappropriazione della materia e dei suoi attributi spaziali mediante il colore; e questa metamorfosi avviene con dosaggi cromatici sapientemente calcolati che ancora una volta mostrano, nelle loro stratificazioni, di avere incorporata la variabile temporale. Complementare alle opere pittoriche è la produzione plastica e visuale, i cui esiti si riscontrano in modo esemplare nelle Strutture dinamico-riflesse, pensate per essere riprodotte in un’ampia gamma cromatica. Sono qui esaminate problematiche comuni alla scultura e alla pittura, che si riferiscono alla genesi della forma e alla resa della sua variazione incessante, al rapporto tra la luce e la materia e alle particolarità ottiche prodotte dalla prima sulla seconda. Fissate sulla tela, che assume il ruolo di sfondo, risaltano sculture impalpabili ricavate dalla torsione di fogli fustellati di film plastico. Dotate di un elevato grado di elasticità che produce impercettibili movimenti, esse occupano lo spazio trasmettendo vibrazioni luminose e chiaroscurali. In tal modo queste opere “atmosferiche” acquistano prerogative tipiche della pittura, come appare nella variante dove è utilizzato come sfondo un foglio curvato di alluminio a specchio, sulla cui superficie le immagini deformate e moltiplicate ricreano uno scenario caleidoscopico che muta in continuazione con lo spostamento del punto di vista dell’osservatore e con l’inclinazione dei raggi luminosi.
Una strada parallela, sebbene con implicazioni differenti, viene tentata da Missanelli quando decide di impiegare il marmo di Carrara – un materiale antico e nobile, ma storicamente vincolato al dominio della scultura tradizionale – per saggiarne le potenzialità ancora inespresse. Progetta quindi opere di grandi dimensioni (da 2 fino a 10 metri di altezza) visualizzate da prototipi in piccola scala, le cui matrici geometriche sono da individuare nelle figure preferite: il quadrato, il triangolo, il cerchio, l’ellisse. Nello sviluppo tridimensionale esse diventano configurazioni plastiche di notevole complessità, che conservano però sempre la “memoria” dei solidi originari: la sfera, il cono, il cilindro. Ne sono una testimonianza Fluid, una struttura con tre anelli ellittici incrociati, ognuno dei quali racchiude un globo, o Elicoide, la cui armoniosa rotazione spiraliforme intorno all’asse attribuisce al marmo una paradossale qualità di morbidezza. L’artista inventa così un cospicuo numero di opere dai nomi evocativi: Stilla, Bilobo, Onda, Sferix, Trielicos, Arpa, Elios, Galileo che, oltre a essere investite da un’aura monumentale del tutto contemporanea, si fanno anche portatrici di sottili significati simbolici di ordine spirituale. In queste sculture Missanelli forza i limiti della natura del marmo con un raffinato lavoro di smaterializzazione, visibile nelle fenditure, nei tagli e nelle cavità, la cui funzione è sia alleggerire il peso delle stesse, annullando l’inerzia della massa, sia creare condizioni plastiche tali da favorire i contrasti di luci e ombre e la gradazione dei chiaroscuri. Per qualcuna di esse, è ricorso a facili sistemi che permettono la loro rotazione, facendole interagire fisicamente con il fruitore, non più ritenuto soggetto passivo; ha inoltre previsto i possibili effetti acustici provocati dal vento che, passando attraverso i vuoti, le fa risuonare alla maniera di strumenti musicali pietrificati. Il legame che l’artista istituisce con il luogo e le sue qualità, specialmente quelle luminose, e il volersi relazionare agli elementi naturali, sono un chiaro indizio della vocazione delle sue sculture a essere sistemate in spazi esterni urbani o nel paesaggio. Tra le ultime opere in marmo, se ne segnalano tre per il loro rilevante pregio estetico. Le prime due sono l’altare e l’ambone realizzati in blocchi monolitici per la chiesa di Gragnana (MS), dove Missanelli ha assolto brillantemente il delicato compito dell’inserimento in uno spazio sacro storico di opere contemporanee; la terza è la scultura abitabile Igloo, esposta nell’estate 2012 a Carrara nella rassegna Marble Week; essa ha la forma di un guscio sferoidale a sezione ellittica composto da cinque spicchi autonomi, ed è stata studiata per la collocazione in spazi pubblici di città soleggiate in tutto l’anno e per località balneari.
Da ritenere strettamente connessi ai lavori precedenti, quali possibili evoluzioni, sono i progetti di grandi sculture urbane nelle quali l’artista ha adoperato l’acciaio, uno dei materiali per eccellenza dell’era contemporanea. In seguito ha aumentato le loro dimensioni, trasformandole in opere gigantesche di enorme impatto visivo nel paesaggio urbano; infine le ha rese funzionali come spazi abitabili, facendole diventare grandi edifici pubblici o grattacieli. In questa maniera le ultime creazioni di Missanelli – collocate a metà strada tra la scultura e l’architettura – vengono ad assumere una forte carica utopica e visionaria, svettando con la purezza cristallina delle loro forme e lo scintillio dei materiali high-tech nello skyline della città del futuro, come mostrano i rendering che le contestualizzano nel panorama urbano di metropoli europee, americane e asiatiche. Tale “sconfinamento” nell’architettura è documentato da uno dei suoi suggestivi progetti: il Teatro permanente della poesia, la grande scultura multimediale che ha ideato nel 2010 per Tursi – il paese lucano che gli ha dato i natali -, dedicandola a un suo illustre concittadino, il poeta Albino Pierro. Nel disegno dell’opera, di forma cubica, in struttura d’acciaio, vetro e cellule fotovoltaiche, l’autore si è avvalso delle più recenti tecniche della proiezione olografica.
Come risulta con evidenza, il lavoro dell’artista, grazie all’alto grado di versatilità derivatogli dal carattere unitario del suo metodo progettuale, diventa applicabile – conservando sempre inalterata la forza inventiva iniziale – a tutti i livelli: da quello dell’opera d’arte e dell’oggetto di design tout court, fino a quello della città e dell’ambiente naturale. La ricerca di Missanelli possiede l’eccezionale merito di innescare “reazioni a catena” di tipo estetico che ne moltiplicano le prospettive all’infinito, rivelando la concezione “aperta” della sua opera, suscettibile di contributi sempre nuovi in quanto inesauribile per intima costituzione.